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La diffusione del Covid-19, più comunemente noto come Coronavirus, minaccia l’economia cinese, di cui sono state abbassate le stime di crescita. Con 100 milioni di abitanti in quarantena, la sospensione dei servizi e di alcune attività industriali, la produzione cinese subirà un calo.
Si attendono solo i dati di febbraio per certificarlo. Come un gioco di specchi, il virus sta infettando il mercato dell’energia. L’Agenzia Internazionale dell’Energia ha parlato di “conseguenze significative” della proliferazione del coronavirus sulla domanda mondiale di risorse energetiche. La contrazione della domanda di petrolio in Cina, maggior importatore mondiale di greggio, ha prodotto effetti distorsivi nel mercato: il prezzo del bene è diminuito del 10% in un mese, così come le tariffe per le petroliere.
I Paesi produttori dell’Opec (più la Russia), ma anche gli Stati Uniti – divenuti ormai maggior produttore di petrolio al mondo- stanno sull’attenti e temono per i propri proventi. Per evitare ulteriori crolli del prezzo, il cartello Opec e la Russia potrebbero decidere di tagliare la produzione, in modo da adeguare l’offerta alla contrazione della domanda, ai minimi dal 2011 (in piena crisi finanziaria).
A sua volta, una crisi del mercato dell’energia sarebbe in grado di contagiare l’economia globale reale, così come accaduto a più riprese nella storia recente. Considerando peso della Cina nell’economia mondiale – quasi il 15% -, una brusca frenata dell’economia di Pechino produrrebbe conseguenze a tutte le latitudini. Se sarà dichiarato pandemia, il coronavirus presenterà un conto salato. E non solo rispetto all’interscambio di risorse energetiche.
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