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Ad un mese dalla sua deflagrazione, l’ormai arcinota epidemia del Coronavirus è a stento contenuta dagli sforzi del Governo Cinese il quale non ha esitato a porre in quarantena l’intera Regione della città di Wuhan.
Mentre il virus continua a mietere vittime, gli esperti del settore hanno opportunamente stilato una serie di previsioni riguardo le ripercussioni economiche che il blocco sanitario avrà sulla finanza e sull’economia reale. Forte di un potere di intervento pressoché illimitato, il Governo ha prontamente agito per tranquillizzare i mercati finanziari, ordinando alla Banca Centrale di tagliare i tassi di interesse sui depositi e iniettando liquidità a profusione per gli istituti di credito.
Ma se è assodato che i soldi non si ammalano, alcuni settori chiave dell’economia cinese contano sulla partecipazione degli esseri umani e la loro vulnerabilità grava come un macigno sul futuro della nazione. Due settori in particolare, commercio e turismo, risentiranno maggiormente due suoi effetti. Come era già stato nel 2003 per l’epidemia di SARS, le restrizioni agli spostamenti di persone da e per la Cina gravano direttamente sul surplus di produzione e sulla possibilità di investimenti per i cittadini cinesi. L’holding finanziaria giapponese Nomura ha previsto un calo di circa il 6% annuo nel potere di acquisto, un dato che anche qualora fosse liquidato come allarmista ed esagerato, espone chiaramente la serietà della situazione e gli impatti che potrebbe avere.
Assieme alla mancata possibilità per i turisti cinesi di acquistare beni e servizi, il settore fondante di tutta la produzione cinese, il commercio, è già in picchiata. Brasile ed Australia, i due principali fornitori di materie prime per le industrie cinesi, hanno già annunciato contingentamenti per le spedizioni verso il paese, misure cautelari che hanno fatalmente catalizzato il panico anche nelle industrie operanti in loco, bloccandone la produzione.
Su quest’ultimo punto è apparso uno spettro ancor più spaventoso. Il Segretario al Commercio USA Wilbur Ross ha cinicamente commentato la tragedia come un’opportunità per richiamare in patria le numerose multinazionali ivi operanti, una spietata occasione che già ha fatto gridare al complotto.
Vista la situazione, l’esperienza del Coronavirus è per il Partito Comunista cinese già un fallimento. Anche qualora Xi Jinping riuscisse a contenere le morti, l’epidemia ha mostrato al mondo luci e ombre di un paese solo in apparenza sviluppato, con istituzioni autocratiche, scarso senso dello stato e poca trasparenza, una spietato riproporsi di quegli elementi che a Chernobyl contribuirono a screditare l’Unione Sovietica agli occhi del mondo.
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