Martedì 10 ottobre, cinque uomini armati hanno fatto irruzione a Mogadiscio nel lussuoso Hotel SYL, struttura situata nelle vicinanze della residenza presidenziale. Secondo quanto dichiarato dalle forze di sicurezza, gli uomini, dopo essersi avvicinati alla struttura, hanno iniziato a lanciare granate contro il personale. In seguito all’attacco si è consumata una vera e propria sparatoria tra le forze dell’ordine e gli assalitori, durata sette ore, che si è conclusa con la morte dei cinque attentatori. Le autorità somale informano che al momento il bilancio delle vittime non è chiaro ma che sono stati accertati undici feriti, tra cui due uomini delle forze dell’ordine.
L’attacco è stato rivendicato dalle forze di Al-Shabaab, attraverso le dichiarazioni di Abdi-Aziz Abu Mus’ab, portavoce del gruppo.Al-Shabaab, in arabo “la gioventù”, è un gruppo jihadista sunnita attivo dal 2006 e nasce con l’obiettivo di estromettere il governo somalo e fondare un nuovo Stato che si basi un’interpretazione estremista della Shari’a. Negli anni successivi alla sua formazione si è avvicinato ad Al-Qaeda dal punto di vista sia ideologico che strategico. Questa vicinanza ha rafforzato il gruppo, in quanto gli ha permesso di attirare militanti stranieri e ingenti donazioni monetarie dai sostenitori di Al-Qaeda.
Nel 2010 il Governo somalo, con l’aiuto delle forze AMISON (Missione dell’Unione Africana in Somalia, dal 2007), infligge all’organizzazione una grave sconfitta, costringendola a ritirarsi e, di conseguenza, a rinunciare al controllo delle città portuali, principalmente Kismayo, che negli anni le aveva permesso di guadagnare attraverso la tassazione delle spedizioni all’estero e il contrabbando.
Anche a causa di questa perdita territoriale, il gruppo ha tentato di espandersi attraverso diversi attentati anche al di fuori della Somalia, soprattutto in Kenya e in Uganda. Tuttavia non è possibile delineare un quadro definitivo del modus operandi del gruppo o e della sua struttura interna. Dal 2014, anno della morte del suo leader Ahmed Abdi Godane, al-Shabaab potrebbe essersi frammentato e suddiviso in diversi gruppi, abbandonando la struttura rigidamente gerarchica voluta precedentemente.
Dal 2018 gli Stati Uniti hanno intensificato gli azioni militari contro i punti strategici di al-Shabaab, anche attraverso attacchi preventivi, provocando la morte di oltre 300 militanti. Tuttavia questa rappresaglia potrebbe aver prodotto l’effetto opposto spingendo il gruppo a rispondere agli attacchi intensificando il numero degli attentati, da gennaio 2019 ad oggi. Tra le vittime, ricordiamo anche Abdirahman Omar Osman, sindaco di Mogadiscio, morto durante un attacco, lo scorso luglio, contro l’inviato dell’ONU, James Swan, in cui sono morte altre sette persone.
Inoltre il gruppo AMISON ha iniziato a organizzarsi per ritirarsi dalla Somalia entro il 2020. Tuttavia questa decisione potrebbe rivelarsi letale per il futuro del Paese che da solo non ha le forze militari, e finanziarie, per fronteggiare l’organizzazione che potrebbe approfittare della fine delle operazioni per riguadagnare il controllo sui territori somali.
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