Il 27 Novembre scorso, Erdoğan ha sottoscritto un Memorandum d’Intesa con il Governo di Accordo Nazionale di Tripoli. Fra le altre cose, il Memorandum concede ad Ankara di allargare la propria zona di influenza energetica nel Mediterraneo, ridefinendo i confini delle acque territoriali.
A detta del Ministro degli Esteri Turco, Çavuşoğlu, non v’è nessuna violazione del Diritto internazionale, sebbene molti paesi (Grecia, Cipro ed Egitto) e la stessa Unione europea intravedano una minaccia alla sovranità territoriale.
La verità è che l’UE sta perdendo terreno sul piano energetico, nel Mediterraneo. Ciò può dirsi altrettanto vero sul piano diplomatico: Al-Serraj, ormai completamente accerchiato dal Generale Haftar ed isolato a livello internazionale (con Russia, Francia e USA contro), cerca disperatamente una via di fuga e legittimazione, inseguendo un appoggio economico militare importante per un conflitto che rischia, giorno dopo giorno, di sfociare in una escalation senza precedenti.
Non è un caso che il Memorandum sia stato siglato in questo particolare momento storico: la Turchia rialza la testa in Medio oriente e nel Mediterraneo orientale con una politica di potenza ben studiata e mirata, forte dei propri assi nella manica e conscia di essere il crocevia fra tre diversi continenti (e per questo interlocutore fondamentale); l’immobilismo internazionale riguardo la Libia sta poi spingendo Al-Serraj a mosse sempre più disperate che, da un lato, lo costringeranno ad una sempre più potenziale marginalizzazione internazionale.
C’è da chiedersi in che modo l’UE e l’ONU reagiranno, non tanto al contenuto del Memorandum, quanto alle sue implicazioni geopolitiche e di conseguenza alle responsabilità cui saranno chiamati gli Stati e le Organizzazioni internazionali coinvolte, sempre più deboli di fronte all’intreccio di interessi economico-strategici forti e preponderanti degli Stati nazionali e degli accordi bilaterali. L’UE riuscirà ad essere incisiva in questa questione? Il processo di riconciliazione troverà un punto di svolta, dopo la fase di impasse politica e diplomatica?
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