A margine delle dichiarazioni rilasciate in vista della “global population conference” che si terrà a Nairobi la prossima settimana, il Presidente Ururu Kenyatta ha dichiarato che si opporrà in modo fermo e deciso a qualsiasi rivendicazione avanzata dagli attivisti della comunità LGBT. Il Capo dello Stato ha inoltre aggiunto che affrontare il tema dei diritti della comunità omosessuale sarebbe andare contro i valori morali, storici e culturali del Kenya, che come massimo rappresentante della Nazione, egli è tenuto a difendere. La posizione estremista di Kenyatta è un ottimo spunto per riflettere sull’ancora delicatissima situazione dei diritti civili riconosciuti espressamente ai membri della comunità LGBTQ nel continente Africano.
Benché in seno all’Assemblea Generale si siano evidenziati notevoli progressi sul piano dell’impegno formale dei Paesi membri alla lotta contro le discriminazioni basate sull’orientamento sessuale, in special modo dopo la strage di Orlando, Florida, nel 2016, sono stati solo una decina i Paesi Africani che hanno appoggiato la risoluzione. Ancora oggi, 33 dei Paesi a Sud dell’Equatore, criminalizzano esplicitamente l’omosessualità, ed in 8 è ancora attiva la pena di morte. Vale la pena sottolineare che queste leggi risalgono all’epoca coloniale, quindi un momento antecedente alle dichiarazioni di indipendenza del continente, ma al momento presente, il Sud Africa è l’unico a prevedere esplicitamente la possibilità di unione tra persone dello stesso sesso. Di contro, l’Alta Corte kenyota ha votato e approvato, appena nel maggio scorso, una nuova legge che inasprisce le sanzioni avverso il reato di “intimità omosessuale” sebbene tra due adulti consenzienti.
Timidi segnali di una inversione di tendenza, tuttavia, sono presenti, in special modo nelle generazioni più giovani: nel 2017, il racconto vincitore del Caine Prize for African Writing, aveva proprio l’omosessualità come tema principale, ed il crescente supporto ai gruppi di attivismo è un buon punto di partenza per la costruzione di una nuova sensibilità sul tema. Tuttavia, nella maggior parte del continente la questione dei diritti riferibili alla comunità LGBTQ, è ancora troppo spesso ignorato e considerato con ostilità. La comunità internazionale dovrebbe quindi impegnarsi con tutti i mezzi per affrontare la tematica con iniziative proattive ed incisive, partendo dal semplice presupposto che i membri della comunità omosessuale sono prima di tutto persone, e che pertanto i diritti loro riferibili sono essenzialmente e prima di tutto diritti umani, e perciò imprescindibili e meritevoli della massima tutela.
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