Modi vola da Putin a Vladivostok: un messaggio a Pechino?

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Il premier indiano Narendra Modi si è recato in visita a Vladivostok, nell’Estremo oriente russo, per partecipare al quinto Forum economico orientale (dal 4 al 6 settembre). Oltre al primo ministro indiano ed al “padrone di casa” Vladimir Putin, il consesso ha visto partecipare anche altri ospiti internazionali, tra cui il premier giapponese Shinzo Abe e quello malese Mahathir Mohamad. Tuttavia, i riflettori erano quasi tutti per i due leader dei giganteschi Stati eurasiatici. Nella giornata di ieri, Modi e Putin hanno visitato il cantiere navale “Zvezda” (“Stella”), che, a detta del Cremlino, in futuro potrà essere utilizzato per fornire petrolio e gas naturale russi sul mercato globale, India inclusa.

Secondo quanto affermato dall’assistente presidenziale Yuri Ushakov, sono decine gli ambiti in cui le delegazioni indiane e russe hanno sottoscritto accordi di rafforzamento della collaborazione bilaterale: dal commercio agli investimenti, passando per la cooperazione militare (l’esercito russo e quello indiano sono classificati rispettivamente al 2° ed al 5° posto su scala globale quanto a “forza militare”, secondo un report di Credit Suisse). Significativamente, parlando alla plenaria del forum, Modi ha inoltre affermato che Nuova Delhi è pronta ad aprire una linea di credito per 1 miliardo di dollari per finanziare progetti di sviluppo dell’Estremo Oriente russo, in collaborazione con le autorità federali di Mosca.

L’incontro è stato salutato positivamente da gran parte della stampa di ambo i Paesi, e Modi non ha mancato di sottolineare, in un’intervista alla TASS, come a suo avviso lui e Putin condividano la stessa indole caratteriale nonché la costanza nell’esercizio fisico. La missione indiana in Russia non ha finora provocato dichiarazioni di peso da parte statunitense, nonostante gli accordi indo-russi includano anche “sviluppo e produzione congiunti di equipaggiamento militare” (il che rievoca la dura reazione della Casa Bianca all’acquisto di sistemi missilistici russi da parte della Turchia, unico Paese NATO ad agire in tal modo).

Tuttavia, più che a Washington, è plausibile ritenere che Modi e Putin abbiano voluto mandare un messaggio a Pechino. Non è un caso che Modi abbia offerto aiuto a Putin per la gestione delle risorse dell’Estremo Oriente federale, dal momento che è atavico il timore russo che un’area tanto enorme quanto scarsamente abitata possa diventare l’oggetto delle mire dell’ingombrante (e popolatissima) Repubblica Popolare. Dal canto di Nuova Delhi, invece, rafforzare la cooperazione con Mosca significa anche farsi un alleato di peso nella partita (più geopolitica che commerciale) della “Via della Seta” – che mira a proiettare la Cina nel “giardino di casa” di Nuova Delhi (l’Asia centro-meridionale), e che per di più coinvolge il Pakistan in una maniera considerata assai preoccupante dall’esistenzialista indiano.

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