TENSIONE NEL GOLFO PERSICO: IL PRESUNTO ABBATTIMENTO DI UN DRONE AMERICANO

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Il corpo della Guardia Rivoluzionaria d’élite iraniana (Pasdaran) ha riferito di aver abbattuto un “drone spia” USA sul suo territorio accusandolo di aver violato lo spazio aereo iraniano. “Il drone di sorveglianza Global Hawk prodotto dagli Stati Uniti è stato abbattuto dalla nostra aviazione nella provincia costiera meridionale di Hormozgan, ha aggiunto la Guardia rivoluzionaria, secondo quanto riportato dall’agenzia governativa Press TV in lingua inglese. Immediata la smentita americana che ha negato la presenza di qualsiasi tipo di drone sul territorio iraniano.

Questa notizia rappresenta l’ennesimo sviluppo delle tensioni in evoluzione nello scontro tra Teheran e Washington nel golfo Persico. Risale a una settimana fa il presunto sabotaggio di due petroliere facenti riferimento al Giappone oltre che di una piattaforma petrolifera. Nelle settimane precedenti imbarcazioni, porti e mercantili emiratini, sauditi e persino americane erano state danneggiate da mani ignote. In merito alla vicenda gli americani non hanno esitato ad incolpare l’Iran mostrando ai giornalisti filmati compromettenti e frammenti di mine che individuerebbero la mano di Teheran nelle ultime azioni. Gli iraniani, a loro volta, accusano gli americani di cercare un pretesto per intraprendere un azione di forza (economica o militare) decisiva contro la Persia.

Sempre piu sfumata la possibilità di ulteriori manovre diplomatiche tra i due attori in preda a un gioco a somma zero che potrebbe portare a una rovinosa escalation. Da una parte l’amministrazione Trump, monopolizzata da esponenti neoconservatori e visceralmente ostili agli iraniani, stringe la morsa delle sanzioni e dell’isolamento totale del paese mentre si indebolisce, dall’altra parte, l’influenza tra la popolazione e tra i decisori all’interno delle forze moderate rappresentate dall’attuale presidente Hassan Rohani e dal ministro degli esteri Zarif. L’Iran appare prostrato, indebolito, severamente colpito dall’assertività trumpiana che sta impattando non solo sui tassi macroeconomici ma sulla stabilità sociale ma difficilmente crollerà la teocrazia senza ulteriori bagni di sangue o sacrifici per la popolazione civile. Man mano che l’appeal di Rohani si affievolisce aumenta la coesione, il consenso e la radicalizzazione della linea politica conservatrice all’interno del regime degli ayatollah. Obiettivo di Trump è quello di spingere Teheran al tavolo delle trattative consegnando agli alleati sauditi, israeliani e emiratini un Iran prostrato, ridimensionato e incapace di riflettere la propria influenza nell’area mediorientale (l’ossessione del crescente sciita) ma al momento questo appare come un obiettivo ancora lontano.

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